Con la sua nota cremosa di nutella multisfaccettata, con il suo inconfondibile aroma conturbante dall’effetto afrodisiaco, il profumo che sa di nocciole ha sedotto per secoli pasticceri e maître parfumeur.
Dal dolce profilo olfattivo gourmand, le fragranze alla nocciola, evocano le fredde giornate invernali in cui si cerca conforto in una tazza di cioccolata calda aromatizzata con seducenti baccelli di vaniglia e croccante granella tostata.

Hazelnut addiction: il profumo delle nocciole tostate, le fragranze di nicchia più golose
La nota “nutty” è ampiamente utilizzata in molte famose fragranze di nicchia poiché aggiunge un tocco delizioso a qualsiasi composizione come in:
Nocciola 13/15 by Irma Brizi
Il più realistico profumo che sa di gianduia: creato presso Sirenae Essenze-Laboratorio Olfattivo di Capaccio Paestum dalla collaborazione tra il naso Emilia Marino e Irma Brizi Nocciotester, il profumo Nocciola 13/15 fa parte della famiglia olfattiva gourmand e il suo numero rappresenta il calibro della migliore nocciola italiana IGP.
Il suo sillage, è un’esplosione di intensa golosità dove si intrecciano sentori di Nocciola di Nocciolio del Monferrato e accenni di Mandorla sostenuti da Fava Tonka e Vaniglia del Madagascar.
Le essenze selezionate, rigorosamente naturali e di primissima qualità, raccontano una terra ricca di sole e di tradizioni millenarie.

Tiziana Terenzi – Al Contrario (Black Collection)
Al Contrario di Tiziana Terenzi, parte della Black Collection, racconta il viaggio di ritorno dai luoghi lontani vissuti e visitati alla scoperta e riscoperta di sé. Il ritorno è uno dei momenti più belli ed intimi per il viaggiatore: l’attimo nostalgico per le bellezze che si sono lasciate e allo stesso tempo pieno di emozione trepidante per gli affetti che si ritroveranno al focolare di casa che scoppiettante ci attente.
Un profumo intimo questo, come intimo è il sentimento del viandante che ritorna. Un profumo dedicato a chi davvero sa comprendere l’essenza del viaggio e della vita. Non è da tutti saper tornare, come non è per tutti questa pregiata essenza, creata sul sottile equilibrio, quasi nostalgico sentimento di “saudade”. Un viaggio di chi torna e di nuovo è pronto a ripartire per il sentiero che la vita ci offre ogni giorno nella sua quotidiana meraviglia.
Nonostante l’apertura dominata dal Cacao e dal Malto, è nel fondo che avviene la magia: una Nota di Nocciola tostata si sposa con lo Zucchero di Canna, creando un’aura che sa di casa, di ricordi e della tanto amata crema spalmabile Nutella della Ferrero.

Profumi che sanno di gianduia e rocher alle nocciole
La nocciola è la gelosa custodia di un segreto: l’uovo in cui è racchiusa la vita, il duro guscio che nasconde in sè il seme della vita futura, la promessa di una nuova primavera. Il nocciolo è, dunque, l’albero in cui è contenuta la Conoscenza senza tempo, concentrata in modo particolare nei suoi frutti. Tramite questi, infonde la visione d’origine di ogni cosa e l’ispirazione dell’arte poetica nell’animo di chi si predispone a ricevere.
È maestro “nella ricerca di quel nucleo immutabile e luminosissimo che, una volta trovato, come una nocciola privata finalmente del guscio durissimo, dona il nutrimento immortale”. Essa rappresenta proprio il simbolo del cammino di ricerca interiore, che richiede di privarsi completamente della dura corazza di personalismi, della superficie di tenace resistenza, che si rivelerà essere niente più che un guscio vuoto in balia della corrente.
Essa richiama l’Altrove, ovvero gli strati sottili dell’esistenza, dai quali può pervenire come pioggia cangiante, l’intuizione improvvisa e l’alta veggenza.
Tra le fragranze di nicchia alla nocciola di maggior successo troviamo anche:
Nicolai Parfumeur Createur – Saint Honoré
Pierre Guillaume – Praline de Santal
Masque Milano – Times Square
Baruti – Perverso
Pantheon Roma – Trastevere
Simone Andreoli – Pacific Park
Antonio Alessandria – Dies Aurorae
Carthusia – Terra Mia
Scent Bar – 103 Parfum
Terra Moderna 1955 – Nocciola Crema di Caffè 1955
Agonist – Say Yes
4160 Tuesdays – Over The Chocolate Shop
Profumi di Perugia – Cacao
Hermetica Paris – Sandalsun
I Profumi Del Doge – Levante
Molinard – Secret Sucre
Coquillette – Chockocrunch
Lostmarch – Lan Ael
1973 – Crunchy Caramel
Arte Profumi – Corylus
Nel reparto della profumeria commerciale, c’è invece Good Girl di Carolina Herrera creato nel 2016 da Louise Turner, che dal punto di vista olfattivo contrasta chiaro e scuro con luminose note floreali giustapposte dall’oscurità gourmand della Mandorla. È un profumo audace e abbagliante, pericoloso e vertiginoso come il suo packaging, con molti colpi di scena dall’edonismo narcotico. Good Girl ha un’apertura sovversiva fresca e verde da un lato, ma fruttata e calda dall’altro. Il cuore è un trionfo di Gelsomino e Tuberosa che giocano insieme in perfetta armonia accentuano le sfaccettature più verdi dell’apertura, estendendo quella freschezza attraverso il centro. Il Caffè e il Cacao apportano sia amarezza che ricchezza, mentre la Fava Tonka aggiunge sentori di Vaniglia, Nocciola e Marzapane. La sorpresa più grande, tuttavia, è la legnosità generale che regge forte alla base, portando il jus in un viaggio in qualche modo inaspettato. Il dry down è più tranquillo sebbene non perde mai la sua dolcezza.
Questa composizione ha fatturato ben 200.000 dollari durante il primo anno sul mercato e si annovera tra i 10 the best woman’s perfumes di sempre.

Miti, tradizioni e usi magici della nocciola
Ondeggiando i suoi morbidi fiori pendenti, sospinti da note d’aria leggera che risuona fra i rami come fossero zufoli ed elfici flauti, il nocciolo danza l’eterna primavera. Il suo spirito canta con voce bambina e ai suoi piedi trovano riparo fate e folletti che, fra gli innumerevoli fusti intrisi dell’oro solare, giocano, si nascondono, sonnecchiano e golosamente si nutrono. Ogni desiderio, di fronte al nocciolo, viene esaudito. Tutto ciò che si deve fare è chiedere con dolcezza.
Così avviene per la bellissima Cenerentola, che tre volte al giorno si recava ai piedi dell’alberello, dov’era sepolta sua madre, e a lungo sedeva sull’erba tenera ad ascoltare il melodioso canto degli uccellini. Ogni qualvolta il suo cuore sospirava un desiderio, la fanciulla doveva solo chiedere al nocciolo, ed ecco che sui rametti più alti appariva un uccelletto bianco che, in men che non si dica, lo esaudiva.
Il nocciolo è dunque l’albero dei puri desideri, quelli mondati della comune materialità, gli unici che la natura desideri d’ascoltare. La sua magia aiuta a scovarli nel profondo di sé, a raccoglierli e ad esprimerli, perché vengano realizzati.
Porta a cercare all’interno delle cose, e forse proprio per questo si diceva che un suo rametto aiutasse a trovare i tesori nascosti, spesso interrati o sommersi dalle acque, tendendosi e piegandosi per indicare il punto ben preciso nel quale si doveva scavare.
Una bacchetta fatta del suo legno, veniva infatti usata come guida da coloro che cercavano le profonde e zampillanti sorgenti sotterranee.
Il nocciolo era anche connesso alla fertilità e alla rigenerazione, per via della sua capacità di emettere moltissimo polline e quindi di riprodursi rapidamente.
Narra una fiaba irlandese di una dama che, non potendo avere figli, aveva espresso il suo desiderio di maternità in un bosco di noccioli, e nonostante la sterilità, di lì a poco aveva dato alla luce un bimbo.
Per questa sua proprietà sottile, rami, fiori e frutti di nocciolo venivano usati nei riti per propiziare la fertilità, ed anche in quelli di amore ed unione fra amanti.
Presso i celti, il nocciolo era l’albero della più elevata Saggezza, che nasce dalla presa di coscienza delle proprie animiche radici, della propria origine vera.
Secondo le leggende irlandesi, i nove noccioli dell’Arte poetica – o un solo nocciolo dai nove fusti – sfioravano con le loro basse fronde porporine le acque dell’antichissima Pozza di Connla, sorgente stessa della vita terrestre e remota porta fra i mondi, donandole i propri frutti perché il sacro Salmone della Conoscenza se ne cibasse.
Così splendidamente ne scrive Ella Young:
Nel mondo del cielo c’è una Fonte che zampilla molto alta. Sembra quasi una torre di cristallo che ricade su se stessa e si spande tutto intorno ed in profondità, creando una pozza di delizia. Ai suoi lati crescono i Sacri Noccioli. Si innalzano così maestosi ed estendono i loro rami così in alto che nessuno sa dove finiscano, se finiscono. Germogliano in continuazione ed hanno sempre frutti e fiori. Le nocciole sono grandi e vermiglie e, quando diventano mature, cadono una ad una nella Pozza. Increspando le acque, il Salmone sale allora dalle sue profondità. Egli è il Signore della Fonte, egli è la Gemma delle Acque. Il suo corpo è ricoperto di pietre preziose ed illumina con il suo splendore le profondità della Pozza, e quando risale lentamente, sparge bagliori luminosi nei mulinelli che crea nuotando con le possenti pinne. Egli inghiotte le nocciole che cadono, una alla volta. Sono le Nocciole della Saggezza, le Nocciole della Conoscenza, ed il Salmone dalle scaglie scintillanti come il sole e d’argento come la luna è il Salmone della Conoscenza.
Sempre secondo la leggenda, uno dei salmoni venne catturato dal vecchio poeta del re, Finnegas, che lo aveva cercato per oltre sette anni. Egli appiccò un piccolo fuoco sulla riva del fiume e lo mise a cuocere, poiché intendeva assaggiarne le carni ed essere infuso dalla Saggezza di cui era portatore. Lasciò quindi il giovane Finn McCumhail a curare la cottura, ma destino volle che una goccia bollente del grasso – o una piccolissima squama d’argento – schizzasse sul dito del ragazzo, il quale se lo portò istintivamente alla bocca per lenire il bruciore.
Fu così che egli, che era benedetto dalla Fortuna, acquisì la Saggezza e divenne il leggendario capo guerriero degli immortali Fianna d’Irlanda.
Il salmone, nel suo eterno nuotare verso la sorgente, indica costantemente la giusta strada da percorrere. Per questo bisogna imitarlo, rendersi a lui simili, diventare salmoni ed imparare a risalire la corrente del fiume della vita, con tutte le forza di cui si dispone sino a raggiungere la sfolgorante Saggezza che risiede nella Fonte d’origine di ogni cosa, limpida come uno specchio di cristallo.
Il senso nascosto di questa ricerca è anche ciò di cui si racconta in un altro mito celtico, il “Culhwch e Olwen” della raccolta gallese dei Mabinogion.
Per ritrovare il perduto Mabon ap Modron, l’archetipo “Figlio della Grande Madre”, e renderlo finalmente libero, Re Artù ed alcuni dei suoi migliori cavalieri salgono sulla schiena traslucida del sacro Salmone, l’animale più vecchio della terra, poiché è l’unico che abbia sentito parlare, e che conosca veramente, il luogo lontano – eppure vicino – in cui essi devono giungere.
Lui solo conosce la strada che porta alla torre segreta dove da immemore tempo Mabon è tenuto prigioniero.
Lui solo conosce la simbolica via che conduce al bambino divino, all’eterno fanciullo spirituale che è incatenato ed imbavagliato, addirittura sepolto vivo, dalla miserevole pretesa dell’ego di imporsi su di lui, e che altro non è se non l’anima pura, spontanea, naturale, e per questo perennemente giovane;
quell’interiorità luminosa che è la stessa mitica Fonte dell’eterna Giovinezza, Pozza della Delizia del regno dei 9 noccioli, alla quale ci si può abbeverare ogni volta che lo si desideri per percepirne la gioia e per gioire con lei.
Sia nella leggenda irlandese che in quella gallese, del resto, non si fa che indicare simbolicamente la stessa ricerca e lo stesso viaggio, nonché la stessa meta. Il Salmone della Conoscenza proviene dal medesimo luogo e ivi conduce. Porta all’origine dell’essere, all’eterno fanciullo interiore e alla lucida saggezza che da esso, una volta ritrovato e liberato, come acqua sotterranea potrà scaturire e scorrere per sempre.
Lo stesso spirito bambino è proprio ciò che il nocciolo fa percepire di sé, poiché è l’essenza di cui è fatto e di cui è perfetta manifestazione. Esso insegna a ritornare piccini dentro, nonostante le profonde rughe che possono scalfire la pelle; insegna a rifiutare vigorosamente la vecchiaia, non intesa come decadenza del corpo, ma come decadenza dello spirito, morte interiore celata da un flebile quanto penoso strato di vita apparente, spegnimento della meraviglia, rifiuto della bellezza, tradimento della naturalità, repulsione per la libertà e accettazione falsamente rassegnata della mediocrità.
Esso insegna, pertanto, la magia del gioco e del giocare in ogni occasione, per guarire e richiamare il bambino perduto… il nostro tesoro nascosto.
Imparando a vedere la realtà con occhi di luce come fanno i piccoli, e ritrovando la meraviglia, le cose inizieranno infatti ad apparire per come sono realmente, si riconoscerà la verità e finalmente si potrà tornare a vivere e comportarsi in modo magico.
E cosa può essere, se non questo, la vera saggezza.
