Naj-Oleari: uno Status Symbol anni 80 e 90

Lo storico marchio Manifattura Naj-Oleari S.p.a. nasce nel 1916 come azienda tessile di abbigliamento sacerdotale per poi specializzarsi nella produzione di ombrelli e foderami grigi e neri.
In seguito, per arricchire la collezione, la designer e figlia d’arte Maurizia Dova nonchè moglie di Angelo Naj Oleari, disegnò alcuni pattern firmandoli con le sue iniziali “MD”.
 

 
Si avviò così la produzione di stoffe stampate contraddistinte dallo stile giovane, vivace e minimalista che portarono la firma a trasformarsi in breve tempo in un marchio di tendenza per teenager e  “Paninari” che per i loro look scelsero proprio Naj-Oleari, rendendo iconico il marchio.
L’azienda rispose alle richieste del pubblico con collezioni di tessuti al metro, abbigliamento, borse, portafogli, portachiavi, scarpe e calze, articoli di cartoleria e scolastico, occhiali, orologi, bigiotteria, make-up, tessile casa, porcellana e, per personalizzare la propria casa persino carte da parati e vari elementi di decoro e design.
Dopo l’apertura del primo negozio Naj-Oleari a Milano, a 150 mt dall’arco di Porta Ticinese, ne susseguirono altri (una cinquantina in Italia e una decina all’Estero).
Erano gli anni ’80 e il fenomeno attraversò un paio di decenni resistendo a qualsiasi moda e quintuplicando il fatturato (dai 6 miliardi di lire nel 1985 ai 35 miliardi nel 1990).
La prima metà degli anni Novanta, infine, segnò una battuta d’arresto per la crescita del tessile e dell’abbigliamento Made in Italy. La crisi toccò anche la Naj-Oleari, che nel 1996 fù rilevata dal gruppo Bottega Verde.

Naj Oleari: 101 anni tra tessuti e fantasie a tema botanico

Oltre a vantare numerose collaborazioni con designer del calibro di Lindsay Kemp e Nathalie du Pasquier che disegnarono alcune fantasie, l’amore per la natura, le piante e i fiori trasferite sulle stampe Naj-Oleari diede vita anche ad un progetto tutto green, ovvero il Centro Botanico, ideato nel 1975 da Angelo Naj Oleari, i cui loghi furono usati su borse, portafogli e tanti altri prodotti.
 

 

Naj Oleari Status Symbol del fenomeno Paninari degli anni Ottanta e non solo

Negli anni ’80 della Milano da bere, Naj-Oleari divenne un fenomeno di costume di pari passo alla nascita del movimento Paninaro. Appartenenti ai ceti della medio-alta borghesia, i Paninari (uomini) e le Squinzie/Squitinzie o Panelle (donne) rappresentarono infatti una teen subculture che dall’area metropolitana milanese si diffuse poi in tutta Italia. A distinguerli l’abbigliamento griffato: jeans Levì’s alla caviglia, calzini Burlington a vista, scarpe Timberland e stivali Durango, cinta El Charro, felpa Best Company, piumino Moncler e giubbino Avirex, zainetto Invicta, occhiali da sole Ray-Ban e naturalmente toppe cucite su capi in denim, borse e vari accessori di Naj-Oleari.

Italiana ma cresciuta all’estero, l’eclettica artista Ludovica Gioscia ha sviluppato di recente una serie di opere per documentare il fenomeno Paninaro e i Pan-Look con installazioni costruite partendo proprio dalle carte da parati e da alcuni capi di abbigliamento in uso dagli stessi in quegli anni. Tra questi figurano cartelle, toppe e giubbini Gigi Rizzi con stampa Naj-Oleari, una delle fantasie più sfoggiate dai paninari dell’epoca.
 

 

Le collezioni Naj-Oleari oggi

Dopo il declino post-eighties, il marchio Naj-Oleari venne acquistato nel 1996 dalla famiglia Lavino a capo del gruppo biellese Bottega Verde. Nel corso degli ultimi 20 anni non sono più state effettuate produzioni proprie ma si è operato sulla cessione di licensing multi categoria.

Ad eccezione di pochi partners (acquisitori di licenze) come Pigna per il comparto cartoleria, Siretessile per le collezioni homewear, cuscini, lenzuola, tovaglie, asciugamani e pigiami e l’azienda Minuto & Salomone che dal 1997 sviluppa ombrelli, ombrelloni e articoli da giardino che hanno mantenuto immutati i tratti distintivi di Naj-Oleari pur introducendo nuove fantasie, i produttori di altri settori non hanno rispecchiato fedelmente la filosofia del brand. Questo ha scaturito una sorta di delusione in molti affezionati consumatori/collezionisti che hanno visto stravolgere completamente oggetti ritenuti “Cult” che un’intera generazione è stata fiera di sfoggiare. E’ pertanto facile intuire:

Perchè le nuove collezioni Naj-Oleari piacciono poco e si preferisce acquistare pezzi Vintage

Avendo proposto una vera e propria rivoluzione stilistica nella quale, struttura e decorazione, vennero percepite come una cosa inscindibile, Naj-Oleari ha concorso a creare l’immaginario estetico iper-cromatico di un intero decennio.

I pattern rappresentativi dello stile Naj-Oleari anni Ottanta/Novanta erano e sono ancora oggi amatissimi e ricercati, al contrario di varianti e modifiche che hanno scaturito confusione, scontento e poco apprezzamento.

Per rendersi conto del valore artistico delle creazioni 80s e 90s, basti leggere i commenti di disappunto dei fan sui social network del brand, dove si evince una comparazione sintetica tra i vecchi modelli e i nuovi, nei quali non vengono più riconosciute le peculiarità dei pattern e dei materiali rimasti impressi nell’identità collettiva dell’epoca del boom.

Naj-Oleari, infatti, non è un brand da svecchiare e rimodernizzare ma da riprodurre nella sua interezza, con gli stessi materiali inusurabili e resistenti al tempo e alle mode, come le famose tele cerate dal finish lucido usate per rivestire borse, portafogli e accessori vari.

Naj-Oleari: pezzi Vintage VS nuove collezioni

Qui di seguito il confronto tra alcune borse/cartelle, portachiavi e accessori vintage e quelli di recente produzione.

 

 

Foto n.1- Le nuove stampe presentate su borse e accessori, nonostante l’etichetta non sono neanche lontanamente identificabili con il brand Naj-Oleari, sembrano infatti modelli “anonimi”.
Foto n.2- Lo stesso discorso si applica ad accessori come portachiavi e portafogli di cui sono cambiate le fantasie e i materiali. In origine venivano infatti rivestiti di stoffa plastificata o cotone morbido trapuntato.
Foto n.3- La cartella anni ’90 era in vera pelle e presentava inserti in stoffa. Il nuovo modello riproposto qualche stagione fa è invece totalmente in plastica.
Foto n.4- Il modello vintage nonostante l’uso e il tempo trascorso è rimasto pressochè intatto. Il secondo, uscito solamente due anni fà, a differenza del primo non è in tela cerata ma in plastica stampata e già dopo pochissimo tempo presenta scuciture e vari buchi.

Rivogliamo la Naj-Oleari anni ’80

Quando in gioco c’è la reputazione di un brand forte della sua essenza e dalle potenzialità enormi, diventato in poco tempo un fenomeno d’impatto e mai dimenticato in 30 anni, che detiene il titolo di Made in Italy e che tutto il mondo ci invidia, per essere rilanciato come merita, acquistare la licenza allo scopo di produrre capi o accessori alla rinfusa, come abbiamo già appurato, non trova il grande riscontro che invece meriterebbe se solo si ripartisse dalle origini. Lancio pertanto un appello unendomi al coro di tante altre voci: ridateci la Naj-Oleari di quando eravamo poco più che adolescenti e la trasformeremo in must-have, oggi come allora.