Roberta di Camerino Venezia: un ritorno dirompente dal passato
All’anagrafe era Giuliana Coen, in arte Roberta di Camerino. Una donna energica e instancabile, una designer vulcanica, nonchè come disse Salvador Dalì, una delle più grandi creative italiane della storia della moda.
Gli esordi negli anni del dopoguerra, il neobarocco la sua cifra stilistica: per il lancio del marchio Giuliana Camerino utilizza il nome della figlia Roberta insieme a Camerino, il cognome del marito, ma nobilitato dal vezzo “di”.
Roberta di Camerino, la signora che, negli anni 50, ha cambiato il modo di portare la borsa
Fu con le sue estrose creazioni che negli anni ’50 iniziò l’attenzione per l’accessorio griffato. Non a caso tra le borse più famose di sempre – la doctor bag Bagonghi è considerata la prima storica it bag. Sfoggiata da Grace Kelly e passata alla storia con uno scatto fotografico come la borsa della principessa, è una borsa in tessuto, quasi sempre velluto “soprarizzo”, usato anche per i paramenti del Vaticano, i cui manici furono inizialmente forgiati artigianalmente da costruttori di gondole.
Oltre al comparto accessori e pelletteria, ben presto la stilista traccia direttamente su tessuto disegni di taschini sottili e cinte con fibbia, drappeggi, fiocchi e foulard, conferendo tridimensionalità anche ai capi di abbigliamento:
“Ci avrei disegnato sopra tutto quanto – diceva la stilista –, persino l’asola slacciata sulla manica, come usano fare gli uomini più raffinati”.
Roberta di Camerino, sinonimo di lusso Made in Italy
La lunga carriera di Roberta di Camerino è contrassegnata dalla conquista di numerosi riconoscimenti:
Di ritorno dalla Svizzera al capoluogo veneto nel 1945, Roberta di Camerino borse apre un piccolo laboratorio, reinserendo nel mondo della sartoria numerose ragazze emarginate. Nel 1956 è insignita dell’Oscar della moda Neiman Marcus Award, nel 1963 la sua prima sfilata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze, negli anni ’70 sigla l’accordo con il colosso giapponese Mitsubishi per l’esclusiva in Giappone, nel 1981 esce la prima autobiografia intitolata R come Roberta, nel 1987 comparirà anche tra le pagine di Topolino nel personaggio di Ruperta di Canarino e nel 1995 viene inaugurata alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti la donazione Roberta di Camerino comprendente abiti ed accessori entrati a far parte della storia della moda italiana fra gli anni ’60/’70. A distanza di 7 anni dalla dipartita della stilista nel 2010, esce Schegge di R, un libro a lei dedicato dalla figlia Roberta Camerino.
La nuova collezione Grafic di Roberta di Camerino
Inconfondibile per il suo stile sempre innovativo nelle scelte dei materiali, oggi il marchio storico veneziano (dopo le recenti vicissitudini societarie che l’hanno visto entrare nella galassia di un importante fondo cinese, United Trademark Group) torna sul mercato nazionale con una collezione primavera estate che punta a colori accesi come il bianco, l’azzurro cielo, il rosso, il giallo. Borse a secchiello, a bauletto con due manici, da portare a mano o a spalla, per “accendere” il look quotidiano di ogni donna. La linea Grafic di Roberta di Camerino è realizzata in tessuto spalmato personalizzato con alcuni elementi classici del marchio, in particolare le fibbie con la tecnica trompe-l’oeil, quell’effetto illusorio che faceva comparire bellissime pieghe e cinture, revers e bottoni su abiti semplici e che hanno reso la “R” famosa in tutto il mondo.